The glorious proto-library of TradeHumor

Non è che avesse molto da fare nella sua vita, se non lavorare la terra, raccogliere cavoli, scendere giù in città e venderli, comprare le cibarie e tornare su nella sua casetta in campagna al tramonto e andare a dormire, per poi risvegliarsi e lavorare nuovamente la terra. Ripeteva questa routine da quando aveva memoria, senza essersi mai posto il dubbio di che cosa possesse fare olte a coltivare cavoli o cosa ci fosse di interessante al di fuori della sua monotona e semplice dimensione. Non era felice, ma neanche tirste, semplicemente non era a conoscienza che esistesse qualcosa di diverso da quello che faceva. Era, era…. era e basta, tutto quì. Gli andava bene consumare la solita minestra di verdure e mordere lo stesso formaggio; gli andava bene zappare le stesse quattro zolle di terra e raccogliere le stesse decine di cavoli; gli andava bene percorrere gli stessi dieci chilometri per dirigersi in città e vendere quelli stessi cavoli alle stesse persone che conosceva da una vita; gli andava bene riempire il suo sacchettino di monetine e comprare gli stessi alimenti; gli andava bene ripercorrere gli stessi dieci chilometri e tornare a casa al tramonto; gli andava bene la stessa cena; gli andava bene dormire nello stesso letto. Gli andava bene tutto.

La sua breve (ma allo stesso tempo lunga e dannatamente noiosa) vita si limitava a ciò, fino a quando non scopì dell'esistenza del "pesce".

"Pesce? Che cosa è un pesce?" chiese incuriosito e stranito vedendo quella strana cosa squamosa saltallare in un secchio come un dannato.

"Non sa che cosa sia il pesce?" rispose un uomo dall'accento strano che conosceva già da tempo, ma di cui sapeva poco o niente.

"No, non lo mai visto"

"Mi prendi in giro? È uno dei nostri pani quotidiani che il Signore ci a mandato, caro mio Carlton"

"E da dove viene?"

"Come da dove viene? Dal mare, ovvio! Un isolano scozese come te dovrebbe conoscerlo benissimo"

"Mare? Me ne hanno parlato un poco, ma non ho mai ben capito di cosa si trattasse"

"Seriamante? Oh Dio, si vede che sei porprio un contadino che non ha mai visto niente di niente, se non la propria terra" rispose sospirando.

"Sei un tipo divertente nella tua ignoranza eh. Allora, vediamo se riesco a spiegarti che cos'è il mare"

E cominciò a narrare di un'enorme distesa d'acqua salata bluastra quasi infinita che circondava tutte le terre emerse e dove accadevano le cose più strane ed inimaginabiili: grandi strutture in legno gallegianti abitate da uomini chiamate navi, le quali potevano sia stare ferme che in perenne movimento; fastose e lucenti battaglie tra strati nemici con fuoco, ponti, spade ed esplosioni; grandissimi branchi di creature che viaggiavano all'unisono sotto di esso, e altre arcane e solitarie dalle dimensioni diaboliche che preferivano stare nell'oscurità; abominevoli forze, tempese, venti e fulmini che abbattevano qualunque cosa che gli passassero d'avanti; grandi battute di caccia di balene; reti così piene di pesci quasi da esplodere; curiose e terrificanti storie di isole dove la gente andava a morire, e di ancora più misteriose sparizioni di intere flotti di navi nel nulla più totale.

Carlton ne rimase ipnotizato: le parole di quel tizio ed il suo contenuto era del tutto inaudito alle sue orecchie, mai aveva pensato che potessero esistere cose del genere; la sua dialettica lo amaliava così tanto che avrebbe passato ore e ore ad ascoltarlo, quasi aveva la bava alla bocca. D'improvviso, sentì un emozione strana farsi largo in cuor suo, un'emozione estranea, che mai fino adl allora aveva mai provato in vita sua. Il respiro si faceva affannoso, il volto gli diventò rosso, i suoi corti capelli oramai non più arancioni da buon tempo si scompigliarono, gambe e braccia gli tremarono ed un fortissimo impulso di abbandonare tutto quanto e andare a cercare il mare premeva le sue passive meningi.

"Dimmi dove posso trovarlo, dimmelo ti prego!"

"Trovarlo? Beh direi un po' ovunque! Ne siamo circondati d'altronde. Puoi trovarlo nord, sud, est ed ovest, qui in Scozia e giù nel Regno di Inghilterra, andando verso l'Irlanda, o su fino alle montagne. Insomma, un po' ovunque, ma se sei più interessato a qualcosa di serio ti consiglio di scendere giù fino a Londra, anche se un viaggio del genere non ti si addice anziano come sei."

"E perché mai!?" rispose furibondo.

"Eh! Te lo dico io perché non ti si addice! Sei un vecchio decrepito, il quale non ha fatto altro che coltivare quattro verdure in croce per la maggior parte della sua esistenza e che non ha mai visto nulla oltre al suo infimo campo. A malapena ti mantieni con i piccoli spiccioli che guadagni, e la tua ignoranza dilaga spaventosamente in ogni campo (escluso ovviamente quello dove coltivi, quello di sicuro sei un genio): se ti chiedessi chi sia Aristotele, dove sta Roma o quanto fa quattro per sette tu non capiresti neanche la domanda! Fino a pochi minuti fa neanche sapevo cosa fosse un pesce, come puoi pensare di intraprendere un viaggio verso l'ignoto e bestiale mare? Soprattutto se hai intenzione di salpare con una bella manciata di lupi di mare Inglesi che ti darebbero in pasto ai pesci cane per il minimo errore. No caro mio, ti consiglio di startene qua tranquillo nella tua valle."

Un nuovo sentimento si era presentato nel nostro contadino scozzese, questa volta schiantandosi violentemente con esso: aveva provato per la prima volta la rabbia. Rabbia, qualcosa che non riusciva a spiegare. Non aveva idea di come comportarsi ne di cosa fare, ma fremeva ardentemente di prendere a testate quel narratore dall'accento particolare. Si morse le labbra, lo guardò con occhi fiammegganti e caricò la sua bocca di saliva pronta ad essere sputata sul suo muso. Egli notò la cosa, e ne rimase sorpreso e leggermente intimorito, ma cìò non lo fermò dal suo discorso.

"Sai, dovresti ritenerti forunato. Hai una vita semplice e senza problemi, te ne stai nel tuo orticello a coltivare senza troppe fatiche, le tasse richieste non ti riducono alla fame, vivi in una valle isolata ignorata pure dai barbari normanni, e non hai mai conosciuto la malattia o carestia in sessant'anni di esistenza. Insomma, non hai nulla di cui lamentarti, la tua vita è dannatamente perfetta! Perché mai vorresti gettarti in un folle viaggio come quello di cercare e vivere nel mare?"

A quel punto non ci vedeva più per quanta ira in corpo aveva, lo avrebbe ammazzato lì se avesse soltanto osato dire una parola in più riguardo all'abbandono dell'idea del mare. Il narratone lo sapeva bene, poiché questo era il suo obbiettivo. Voleva spronarlo a dargli una motivazione per andare a cercare questo luogo a lui ignoto.

"Però, se ci tieni davvero così tanto, io non ti fermerò, né nessun altro. Il mare è ovunque, vallo a cercare"

Carlton battè le ciglia, ed in un attimo l'uomo del pesce sparì nel nulla, senza lasciar traccia di se. La rabbia evaporò dalle sue vene, e una marea di dubbi gli piombarono addosso. Ci rimuginò su per un'intera giornata, fino all'alba seguente. Prese quelle poche cose che aveva e cominciò il suo viaggio verso l'ignoto, da ora in poi chiamato mare.


Passarono dieci anni, e non trovò nulla. Girò in lungo e in largo per tutta la Scozia, ma senza trovare il mare, a zonzo tra le pecore, colline e tante, troppe persone ignoranti. Aveva settant'anni, ed era triste, infelice, quasi sul punto di abbandonare la sua ricerca. Si chiedeva del perché il suo senso dell'orientamento fosse così carente, del perché fosse ancora rimasto ancorato alla terra, del perché non avesse dato ascolto alle parole di quella strana persona poco conosciuta. Si flagello verbalmenente e si buttò a terra disperato, con una patina di angoscia che lo circondava.

Un uomo gli passò accanto, e incuriosito nel vedere quel povero vecchio accucciato sul terreno, si piegò e cominciò a parlargli con voce calma e rassicurante.

"Cosa ti turba vecchio mio?" chiese caldamente

"Il mare, non riesco a trovare il mare"

"Il mare? Perché proprio il mare?"

"Me ne parlò un uomo tanto tempo fa. Narrò di questa enorme distesa di acqua salata bluastra, a volte calma a volte furibonda, di grandissime battaglie, di fuochi e fulmini, di creature gigantesce e minuscole, di forze inarrestabili e di persone che abitavano su delle case di legno galleganti. Io ne rimasi affascinato, talmente tanto che abbandonai la mia terra e andai a cercarlo ovunque, ma senza trovarlo da nessuna parte. È da tanto, troppo tempo che guardo in ogni dove, ma sembra introvabile. Mi aveva avvertito, mi aveva detto che avrei fatto meglio a starmene a casa e continuare con la mia semplice vita, ma nulla, io non lo ascoltai. Penso che mi arrenderò, ero vecchio già allora, e adesso lo sono fin troppo." rispondeva piangendo e singhiozzando

"Pover uomo. Ma se non hai trovato il mare in tutto questo tempo, che cos'alto hai trovato invece?"

"Nulla!" Urlò, "Assolutamente nulla! Tutte le persone che ho incontrato erano come me, e nessuna di loro fu capace di aiutarmi nella mia ricerca. Sono partito che ero un vecchio decrepito ed ignorante che non sapeva un bel niente, e tale quale sono rimasto! Se mi chiedessi chi fosse Aristotele, dove è Roma o quanto fa quattro per sette io non capirei neanche la domanda!"

L'uomo rimase a guardarlo silenziosamente, penso un attimo, e gli disse

"Se fino ad ora non hai trovato qualcuno che potesse aiutarti, ora hai trovato me. Vediamo se riesco a spiegarti un paio di cosette…."

Carlton tirò su la sua testa, e vide un ragazzone dai capelli neri e la barba lunga, con dua lunghi mustacchi ed un vestito rosso nero molto curato. Pensò che provenisse da qualche famiglia dell'alta borghesia Scozzese, di cui le uniche informazioni a lui disposizione consistevano in persone menefreghiste e pressanti sulla povera gente, ma la vista dei suoi neri occhi lo rassicurò. Scorse qualcosa di buono e gentile nel suo animo calmo e pacato, un animo che non aveva mai visto in vita sua per quanto potesse ricordare.

Smise di piagnucolare e stesse a sentire ciò che voleva insegnarli. Gli parlò per prima cosa di Aristotele, un pensatore ben più antico di nostro Signore Gesù Cristo, il quale visse in un luogo chiamata Ellade, una localià del sud molto lontana dalla Scozia, la quale è a stretto contatto con il mare. Più precisamente, un mare chiamato "Ionio". Gli spiegò che cosa fosse la filosofia, che cosa era l'etica, di come queesto uomo visse così vicino al mare, e di come educò un certo "Alessandro Magno", grandissimo e valorosissimo guerriero che nel giro di pochi anni riuscì a conquistare una terra immensa che mai nessuno sarebbe stato in grado di fare. Gli narrò più in generale della Grecia, di come sfruttasse il mare, di miti, eroi e leggende che provenivano dal mare, gli parlò di Ulisse, del suo lunghissimo viaggio in tutto il mediterraneo per tornare a casa.

"Dieci anni per combattere, e dieci anni per tornare a casa, e tutto questo in mare?" chiese a bocca aperta.

"Già, dieci anni a combattere, e dieci anni a casa"

"E tutte quelle avventure, tutte quelle battaglie. Creature marine da far accapponare la pelle, magie che trsaformano uomini in maiali, giganti ciclopi pastori"

"Esattamente, proprio tutto questo"

"E la vendetta contro i proci, il suo cane Argo, il riconcilio con la moglie ed il figlio. Wow, veramente wow. È tutto così bello, fantastico, avventuroso ed intrigante"

"Lo so, sono leggende che si narrano da secoli e secoli, se non millenni. È questa è soltatanto una delle tante che ce ne sono"

Allora cominciò a parlare di Omero, dei rapsodi, delle muse e dei canti. Passarono giorni e giorni di insegnamenti, e lui non si era ancora stufato di ascoltare. Voleva di più, aveva bisogno di più. Una nuova energia risuono nel suo cuore, e nuovamente pronto se la sentiva per andare a cercare il mare. Questa volta era sicuro di trovarlo, per davvero.

"Mi farebbe piacere accompagnarti fino al mare, ma purtroppo ho degli incarichi da sbrigare e la mia mancanza si sta già facendo sentire da troppo tempo"

Carlbet pianse e lo pregò affinché potesse rimanere con lui, anche soltanto per un altro po', ma poi capii che non poteva continuare a trattenerlo, le loro strade si dovevano dividere e ognuno con i propri scopi. Beenché a malincuore, accettò la cosa con il sorriso, e si separarono, per sempre.


Passarono altri dieci anni, e ancora non aveva trovato il mare. La distanza nostalgia di quel bravo ragazzo e della sua vita semplice stava diventando sempre più forte, e nuovamente cadde in uno stato di malinconia e infelicità. Aveva ottant'anni, e ancora molta strada gli mancava prima di poter soltanto intravedere Londra. Nel frattempo però, raggiunse il Regno di Inghilterra, con la sua gente leggermente meno rozza e dall'accento molto strano, così strano che gli tornò in mente l'uomo del pesce incontrato venti anni prima.

"Allora era inglese" disse tra sé e sé

"ecco perché mi pareva così strano, questi inglesi parlano in maniera decisamente curiosa"

Girava per un semplice paesello di campagna, simile alla città dove scendeva per andare a vendere i cavoli, un po' per curiosità un po' per rubare qualche pane al fine di firmare un armistizio con la fame che lo logorava da giorni. Un peculiare mercante dai movimenti improvvisi come uno con mille diavoli in corpo attirò la sua attenzione: era vestito d'azzurro, due bretelle che arrivavano alle spalle, un cappello fatto con un giornale, piccoli occhi blu, una leggere barba bianca ed certo un certo olezzo nausebondo e salino, il quale vendeva del pesce.

"Pesce!" esclamò dopo vent'anni dalla sua ultima visione, e si diresse verso di lui.

"Dove lo hai trovato?" chiese tutto eccitato

"Uh, in mare?"

"Mare? Mar Ionio?"

"Cosa? No no assolutamente no, lo pescato nel canale della Manica insieme ad altri miei compagni. Perché questa domada?"

"Esiste un altro mare oltre all'Iono e Mediterraneo?"

E scoppio fragorosamente dalla risate. Mai in vita sua incontrò un soggetto talmente ignorante e mai si aspettava di ricevere una domanda del genere. Dovette attendere un minuto o due prima di poter riprendere fiato e conseguire al discorso.

"Mi stai dicendo che non hai mai visitato nessun altro mare oltre al Mediterraneo, nonostante tu sia di queste parti? Hahahah! Oddio, ma che è? Una presa in giro? Ahahah…"

Divenne rosso porpora dall'imbarazzo, quasi scoppiava nuovamente a piangere per il fatto di riconoscere la sua larga ignoranza, specialmente di un argomento che a lui sta a cuore.

"Si vede proprio che hai la demenza senile, sei proprio pazzo!"

"Perfavore allora, spiegami di più riguardo questo mare del canale della Manica"

E un altra fragorosa risata fuoriuscì dai suoi gonfi polmoni.

"Non hai capito, il canale della Manica non è altro che un canale che divide l'isola Britannica dalla Francia e collega il Mare del Nord con l'Oceano Atlantico, non mare. Fai veramente spaccare dalle risate vecchio, veramente tanto. Hehe, ora, se non ti dispiace, compra qualcosa o vattene: già è difficile per me vendere con tutti questi tic, e se ci si mette in mezzo pure un vecchio decrepito le cose non migliorano"

"Ma non ho un soldo!"

"E che ci fai ancora qua, sparisci! Via via, non ti voglio!"

"Sto morendo di fame!"

"Tutti qui noi patiamo la fame, vecchio, non pensare di essere l'unico, ora sparisci!"

"Ti prego"

"No!"

"Ti posso aiutare in qualche modo!"

"Aiutare? Tu? E in che modo? Non dire idiozie, tornatene a casa e trovati un lavoro se ci tieni veramente a non morire di fame!"

"Ho abbandonato casa mia e il mio campo vent'anni fa proprio per cercare il mare, e ora che ho trovato qualcuno che ci vive e lavora non posso farmelo sfuggire! Per favore, farò qualunque cosa per te! Ti pulirò la nave, baderò alla tua merce quando sarai in pausa, cucinerò ogni volta che sentirai un brontolio nello stomaco, ti pulirò i piatti, baderò ai banditi che busseranno alla tua porta! Per favore, prendimi come tuo sottoposto! Sono disperato e tu sei la mia unica speranza! Perfavore, perfavore, perfavore!"

"Non farmi provar pena per te, vecchio. Non mi faccio convincere dalle lagne di uno stolto buono a nulla, e poi non potrei sostenerti in alcun modo: già la mia attività è in decadenza precaria e amalapena mi posso permettere qualche scellino per tirare avanti. Sono mesi che non vedo il mare, tutto il pesce che ho impiega settimane per arrivare fino a qui, perdendo tutta la sua freschezza che si può percepire soltanto in porto. Anni fa ero un ottimo marinaio, ma ora mi hanno piantato qua nel nord dell'Inghilterra a causa di questo scherzo del diavolo spuntatomi all'improvviso. Ho una vita infelice per se, non voglio condividerla con uno che sta peggio di me. Ora vattene, grazie"

"Sai chi era Ulisse'"

"Eh? Ulisse? E che mi frega di chi sia Ulisse? Non mi aiutera in nessun modo sapere chi sia quest uomo, e dunque non mi interessa per nulla. O decidi di andartene o ti caccio via a calci, è chiaro?"

"Anche Ulisse è stato un grande marinaio, magari proprio come te! Un esploratore, un curioso, un eroe tra gli eroi; anzi, l'eroe tra gli eroi!"

"Ma allora vuoi veramente che io ti prenda a calci!"

"Dici che le gente non compra il tuo pesce perché la tua malattia ti fa apparire strano ai loro occhi giusto? Io ti posso sostituire allora! Posso vendere io al posto tuo! Mi farò notare dalle persone e convincerò la gente a comprare il tuo pesce con la storia di Ulisse!"

"Non ho mai picchiato un vecchio in vita mia per onore, ma adesso sono più che felice di farlo!"

"Venite gente venite!" urlò il nostro scozese, "Venite ad ascoltare le gesta del più grande marinaio mai esistito sulla terra, Ulisse!"

"Id-id-IDIOTA!"

L'inquetudine residente nel ventre del povero matrinaio cominciò ad espandersi su tutto il corpo, allarmando i suoi nervi aumentando la frequenza dei tic e maledicendo ogni santo esistente nella sua mente. Si ritrovò improvvisamente privo di forze e tentò in ogni modo di tappare la bocca a Carlton, ma questi non voleva sentire ragioni, e anzi, strillò con ancora più voga! La gente accorreva stranita preoccupata dalle urla, mentre il marinaio pregava Carlton di smetterla di scavare ancora più affondo la sua fossa.

Oramai arresosi all'idea che non poteva più fare nulla e che la sua cariera finiva lì, si accucio, si coprì il capo con le mani e cominciò a piangere silenziosamente, con Carlton che distruggeva la sua vita. Passò svariati minuti in quello stato finché non notò un'anormale assenza di brusio mercantile, soppiantata dalla squillante e allo stesso tempo rauca voce di Carlton che parlava di un certo tizio che per penetrare nelle mura della città con cui era in guerra, finse di donare un enorme cavallo di legno come segno di riconoscimento, dove nascose tutto il suo esercito e nella notte fece strage di tutti.

Le persone rimasero ammaliate perché mai in vita loro avevano sentito storie del genere. D'improvviso si creò un enorme flusso di gentaglia che pur di continuare ad ascoltare le gesta di Ulisse da vicino si misero in fila e comprarono il pesce del marinaio anglofono, dilungandosi fino tarda serata ed eusarendo tutte le scorte fino ad allora invendute. Non disse alcuna parola fin quando tutti non rimasero soli, e a quel punto disse "Tu…tu…tu sei pazzo", guardandolo con uno sguardo di malinconia, e Clarton rispose con un sorriso.

Nei due mesi che vennero a seguire crearono un forte legame di amicizia, dove Clarton ricoprì nuovamente il ruolo di studente e il Marinaio per la prima volta da da insegnate, insegnandoli appunto tutto quello che sapeva del mare, delle navi, della pesca, del commercio marittimo, e viceversa Clarton insegnò a lui ciò che aveva appreso sulla letteratura e storia classica nei dieci anni precedenti, imparado qualcosa di utile da ognuno. Grazie ai nuovi introidi, il marinaio riusci ad accordarsi per l'aquisizione di una nave tutta sua, la quale avrebbe dovuto ospitare Clarton per molto tempo, ma purtroppo le cose andarono diversamente. Qualche giorno prima che potessero partire, il marinaio morì di embolia celebrare, e dato che Clartono non aveva assolutamente idea di come funzionassero le pratiche burocratiche ed una conoscenza della matematica lacunosa, non riuscì a gestire quel piccolo partimonio e ad ottenere la nave, tornando nuovamente da punto a capo.

Nuovamente infelice, riprese il suo viaggio, ma questa volta come tappa principale: Londra.


Altri dieci anni passarono, e Clarton aveva compiuto novant'anni. Questa volta però arrivò alla destinazione desiderata: Londra.
Se ne era già fatto una mezza idea quando passò per Oxford, ma era più spettacolare di come se l'aspettava. Grandi edifici in legno, notevoli monumenti, grandi piazze e soprattutto, persone, tantissime persone. Non aveva mai visto così tante persone in vita sua, mai in tutta la Britannia, mai, ed ora si ritrovava uno dei più grandi centri urbani del mondo che, nonostante ciò, era scontenta. I decenni di quel secolo vennero continualmente sconvolti da contagi di peste, guerre civili e chi più ne ha più ne metta. Sì grande città, ma veramente triste.

Trovò conforto nella Old St. Paul's Cathedral

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